IL MAGO SALES SUL SETTIMANALE TEMPO CON I BAMBINI DI CHERASCO AL MUSEO DELLA MAGIA

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  11 Dicembre 2014 00:00

Dal settimanale Nuovo, n. 50 - 18 dicembre 2014

 

Don Silvio – il prete prestigiatore: “Ho imparato i mie trucchi quando avevo 12 anni e… ancora funzionano”

Il salesiano si è esibito per beneficenza nei paesi più poveri del mondo. E ha fondato il principale museo italiano dedicato all’illusionismo.

E’ stato il maestro del trasformista Arturo Brachetti. “Le mie magie lo mandavano in estasi”, racconta. E ora fa la gioia dei grandi e piccoli

Cherasco, dicembre 2014

Ha portato il sorriso e le sue magie in giro per il mondo, dall'Asia all'America Latina, donando in beneficenza ciò che ha incassato con gli spettacoli.

Don Silvio Mantelli, sacerdote salesiano, sì definisce «mago per passione e prete per vocazione». Il suo nome d'arte infatti è Mago Sales. Nell'aprile 2012 ha fondato il Museo dalla magia a Cherasco, nel Cuneese E’ la principale esposizione italiana dedicata all'illusionismo. Mille metri quadri con 14 stanze a tema: la bocca della verità, la testa parlante, il teatro delle illusioni, il cortile dello fate..,

Come è nata la sua passione per i giochi di prestigio?

«Da piccolo ero molto timido, tuttavia la magia mi rendeva più sicuro di me, Avevo 12 anni quando un amico di famiglia, giocando a carte, mi insegnò a barare. Ho potuto capire che con semplici trucchi riuscivo a stupire gli altri, li mio primo pubblico l'ho avuto quando sono entrato in seminario per diventare prete, a 19 anni. Da li, non mi sono più fermato e oggi faccio la gioia di grandi e piccini».

Perché ha fondato persino un museo?

«Nel 2001 ho creato la Fondazione Mago Sales (www.sales.it), che grazie a 8.000 benefattori ha costruito, nelle aree più disagiate del pianeta, case, scuole, ospedali, pozzi per l'acqua e ostelli giovanili. L'ultima iniziativa della Fondazione è stata il Museo della magia, per condividere anche con gli italiani la mia passione per l'illusionismo».

 

Durante i suoi viaggi, quali incontri le sono rimasti più impressi?

«Ho portato la magia in mezzo alla guerra, nei campi profughi, tra le baraccopoli. Una delle tappe indimenticabili è stata nel 1995 a Calcutta, in India: li ho conosciuto Madre Teresa, che si è improvvisata impresario, chiamando la gente per strada e invitandola ad assistere alle mie esibizioni. Il 31 gennaio di quest'anno, invece, ho realizzato un altro grande sogno: in occasione della festa liturgica di San Giovanni Bosco ho concelebrato la Messa nella cappella di Santa Marta, in Vaticano, insieme a Papa Francesco. Alla fine gli ho regalato un bel libro di magia».

 

Lei ha scoperto il celebre trasformista Arturo Brachetta. Come è successo?

«Lo conobbi quando aveva appena finito la seconda media. I suoi genitori lo avevano mandato in seminario, sperando che diventasse prete. Ricordo che era estasiato quando gli insegnavo alcuni rudimenti dell'illusionismo. Non ha preso i voti, ma sono ugualmente molto fiero di lui».

 

Perché la gente dovrebbe visitare il suo museo?

«Perché fra queste mura il sorriso è garantito non solo ai bambini, ma anche agli adulti. Gli appassionati, poi, possono apprendere da me vari trucchi e anche consultare una biblioteca con 15 mila volumi sulla magia, la terza al mondo. La più fornita è quella dell'illusionista americano David Copperfield».

 

Qual è il suo esercizio magico preferito?

«Mi viene in mente quello che consiste nel farsi prestare un orologio da uno spettatore, romperlo davanti al suo sguardo stupefatto e ritrovarlo all’interno di numerose scatole ermeticamente chiuse, perfettamente integro».

E qual è il trucco?

«Non ve lo dico mica. Altrimenti che mago sarei?».

Linda Marino

 

 

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